La sanità pubblica britannica spende 100mila euro l'anno
I farmaci omeopatici sono al massimo dei placebo, e non c'è nessun motivo per cui debbano essere rimborsati dalla sanità pubblica. Ad affermarlo è l'Nhs, la massima autorità britannica, che in una nuova linea guida in via di pubblicazione ha bocciato questo tipo di preparati. In un momento in cui i fondi scarseggiano, sottolineano gli esperti, meglio dirottare le risorse su rimedi di cui l'efficacia sia comprovata. La sanità pubblica, si legge nella linea guida, spende ogni anno circa 90mila sterline (100mila euro) per i farmaci omeopatici. "La modifica è stata proposta - spiega il direttore Simon Stevens, citato dal Guardian - perchè nel migliore dei casi l'omeopatia è un placebo e uno spreco degli scarsi fondi dell'Nhs, che potrebbero essere utilizzati meglio per trattamenti che funzionano".
Il documento prende di mira anche altre terapie finora rimborsate, dai trattamenti a base di erbe ai cerotti all alidocaina ai supplementi di omega-3, che verranno eliminati dal prontuario di quelli prescrivibili dai medici. Per quanto riguarda i farmaci omeopatici, il cui rimborso è stato più volte preso di mira da diversi esperti britannici, la linea guida li inserisce nel gruppo dei 'prodotti di bassa efficacia clinica, in cui c'è una mancanza di una evidenza chiara di utilità". Le parole degli esperti britannici sono molto simili a quelle utilizzate dalla Federal Trade Commission statunitense, che pochi mesi fa ha imposto ai produttori di scrivere chiaramente sulla confezione che non ci sono prove di efficacia.
"Per la maggior parte dei farmaci omeopatici - scrive l'ente Usa sul proprio sito - le prove di efficacia si basano solo su teorie tradizionali, e non ci sono studi validi che utilizzino il metodo scientifico. Pertanto le affermazioni per questi prodotti spesso possono confondere". In Europa solo Francia e Germania prevedono un rimborso parziale per i farmaci omeopatici, mentre in Italia è previsto solo da alcune iniziative locali, peraltro molto criticate, ad esempio in Toscana e nelle Marche. Nel nostro paese pochi giorni fa è scaduto il termine per la presentazione dei dossier all'Aifa per i preparati omeopatici, che secondo i produttori potranno quindi essere chiamati 'farmaci' come gli altri una volta ricevuta l'autorizzazione all'immissione in commercio da parte dell'agenzia. Per i dossier di prodotti già in uso non è però necessario fare i test clinici sull'uomo, che saranno invece indispensabili per registrare preparati futuri.
L'Italia sulla fiducia è al 66%, subito dopo la Francia (73%), ma prima di Spagna (61%), Usa (60%) e Canada (50%)
L’art. 85, comma 2, del citato D.Lgs. 219/2006 precisa che l’etichettatura e il foglio illustrativo dei medicinali omeopatici recano obbligatoriamente la frase “senza indicazioni terapeutiche approvate"
Secondo la Suprema Corte non è minimamente dubitabile la riconducibilità del farmaco omeopatico al concetto di medicinale, stante l’ampia definizione allo scopo fornita dal D.Lgs. n. 219 del 2006
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